Coltivare nocciole

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Coltivazione del nocciolo: una tradizione italiana

La coltivazione del nocciolo è una delle eccellenze dell’agricoltura italiana: una coltura di certo meno celebre e apprezzata rispetto a quelli che sono dei veri e propri simboli del made in Italy, come il vino e l’olio, sebbene, oltre ad essere una coltura in forte espansione, si tratti di un’attività tanto ricca di soddisfazioni, quanto la coltivazione della vite e dell’olivo.

L’Italia, infatti, oltre ad essere uno dei principali produttori al mondo di nocciole è anche il principale consumatore di questa frutta secca che viene impiegata per molti usi diversi.

Conosciuta anche come nocciolicoltura o coricoltura, la coltivazione del nocciolo è un’attività che riscuote interesse crescente e che viene praticata da un numero sempre maggiore di agricoltori e di imprenditori agricoli: offre ancora rilevanti margini di guadagno e, per questo, è un’ottima opportunità per concretizzare l’iniziativa imprenditoriale di piccoli coltivatori, come anche di aziende di medie e gradi dimensioni.

Per molte famiglie, inoltre, un impianto, anche piccolo, di nocciole diventa spesso una fonte di redditto secondaria che va ad integrare il bilancio familiare: il nocciolo, infatti, è una pianta che richiede poco lavoro e che, per questo, viene coltivata, in molti casi, anche da chi svolge attività completamente diverse.

Cosa serve per la coltivazione del nocciolo

La coltivazione del nocciolo è un’attività facilmente praticabile, dal momento che questa pianta (Corylus Avellana L.), nelle sue diverse varietà (nocciola Tonda gentile Trilobata, nocciola Tonda di Giffoni, tonda gentile romana, Mortarella e tonda tardiva) vanta una grande resistenza e cresce con grande facilità, se impiantata sul terreno giusto. Proprio per questo, però, occorre considerare alcuni aspetti di importanza fondamentale per la buona riuscita dell’impianto e, eventualmente, consultare un tecnico o un agronomo per un’analisi preventiva dell’ambiente e del suolo.

È proprio il terreno l’elemento da considerare più attentamente quando si decide di avviare un noccioleto: il nocciolo, infatti, cresce in zone caratterizzate da una buona ventilazione, il terreno delle quali deve essere ricco di determinate sostanze organiche e connotato da una specifica acidità. Queste caratteristiche sono, in genere, quelle proprie delle zone collinari o della media montagna, come dimostrano territori come il Piemonte, il Lazio o la provincia di Avellino, aree che nel nostro Paese sono tradizionalmente vocate alla produzione di nocciole.

Oltre alla tipologia del terreno occorre considerare, poi, anche un altro aspetto di primaria importanza: il terreno deve essere di facile accessibilità, così da consentire l’utilizzo di macchinari meccanici e un’irrigazione più frequente e ponderata, due fattori che, nel medio-lungo periodo consentono di abbattere i costi in modo consistente.

È opportuno considerare anche quelle che sono le principali fasi della nocciolicultura nel corso dell’anno: generalmente il terreno che dovrà ospitare l’impianto viene preparato in estate mentre le piantine vengono messe a dimora in pieno autunno. Dopo circa cinque anni inizieranno a fruttificare e a produrre nocciole anche se la piena produzione si raggiunge dopo ulteriori cinque anni. La raccolta delle nocciole avviene in autunno, quando il frutto è arrivato alla piena maturazione e si stacca con facilità dall’involucro ormai raggrinzito; la potatura si svolge, di norma, in inverno.

Anche se può apparire un’attività che copre l’intero arco dell’anno, la coltivazione del nocciolo, in realtà, comporta tempo e quantità di lavoro contenuti e la messa a dimora di un impianto garantisce un raccolto per almeno quarant’anni: si tratta dunque di un investimento a lungo termine che può costituire un buon presupposto anche per l’avviamento di un’attività imprenditoriale nel settore agricolo.

Il mercato e l’impiego delle nocciole

Anche se la resa di una coltivazione del nocciolo dipende da molti fattori tra loro differenti, come il tipo di terreno su cui sorge l’impianto, la sua ventilazione, la sua esposizione solare, l’efficacia del sistema d’irrigazione e le condizioni metereologiche (in particolare la piovosità) che si susseguono nel corso dell’anno, a prescindere dal prezzo all’ingrosso, variabile in base alla qualità e alla quantità della produzione e anche agli specifici prodotti (il prezzo delle nocciole biologiche è, ad esempio, superiore al prezzo delle nocciole coltivate con concimi chimici), produrre nocciole è un’attività redditizia oltre che appagante e gratificante.

Come già detto, infatti, l’Italia è uno dei maggiore consumo di nocciole nel mondo: questo frutto secco, infatti, viene impiegato in vasti segmenti dell’industria alimentare come la pasticcieria industriale, l’industria del cioccolato e del gelato confezionato e, in misura minore, anche l’industria cosmetica e il mercato del riscaldamento ecologico dove i gusci vengono impiegati per la loro notevole resa calorica, per l’alimentazione di stufe e termocamini.

Oltre al settore industriale e ad eccellenze riconosciute a livello internazionale, come la Ferrero, occorre, poi, considerare che la nocciola viene commercializzata con profitto anche al livello locale, nelle pasticcerie, nelle gelaterie, nelle rivendite di ortofrutta, nelle salsamenterie e nei negozi di gastronomia.

Nonostante l’agguerrita concorrenza straniera, favorita da prezzi più bassi per la manodopera, la richiesta di nocciole in Italia è ancora alta quanto basta per riuscire a piazzare sul mercato l’intera produzione nazionale.

Ai piccoli produttori e agli imprenditori che scelgono di avviare una quest’attività consigliamo di vendere il loro prodotto finale direttamente oppure di affidarlo alle cooperative che destinano il raccolto al mercato all’ingrosso e, quindi alle grandi aziende clienti che spesso si fanno carico anche del costo di pulitura e di essiccazione del frutto.